Quasi ogni sera

Quasi ogni sera dicevamo queste cose. E di giorno cercavo un lavoro. Mi ero messo col vecchio padrone di Amelio, che aggiustava le moto e comprava e vendeva, e gestiva un servizio di camion sull’autostrada. «Nell’officina, anche domani» mi disse. «Ma un motore l’affido soltanto a chi ha piú di trent’anni. Ti fa male la testa? Non ne voglio di matti». Gli chiesi allora di lasciarmi accompagnare qualche camion per farmi un’idea. «Tu suoni troppo la chitarra» mi rispose «mi farai bere quei ragazzi». Se avessi osato tornare da Amelio, gli avrei chiesto una spinta. Lui conosceva tutti quanti in officina e sulla strada. Una volta mi avrebbe aiutato, pensavo. Una volta. Nel caffè degli autisti conoscevo qualcuno. «È una brutta stagione» mi dissero «si prende soltanto del freddo. Ma ce l’hai la patente?»

«Non ti basta il negozio?» mi dicevano in casa. «Cosa credi di fare?»

Io cercavo un lavoro che potessi suonare la chitarra e trovarmi con Linda. Un’officina era lo stesso che il negozio. Quel che volevo era girare e far da me. Al caffè degli autisti, vedevo le facce. Era gente che a volte faceva la notte. Quelli dei camion guadagnavano e giocavano robusto. Ne arrivavano all’alba, di sera, di notte. Mi venne in mente quel mattino che avevo preso latte e grappa in quel bar. Per lavorare, lo sapevo, bisognava darsi attorno. Ero disposto a lasciare Linda avanti giorno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *